
'Jeanpaul', Chiev...iamo di piu'
Trend da retrocessione
Quattro punti in sei partite. Cinque sconfitte (considerando la Coppa Italia) nelle ultime sette. Andamento da retrocessione secca. Basterebbe solo questa considerazione a far scattare il campanello d'allarme in casa Catania. Una lucetta rossa intermittente che, comunque, non brilla solo ed esclusivamente in ragione dei risultati e della classifica o a seguito del deludente pareggio acquisito oggi al cospetto di un Chievo di gran lunga più "pungente", perché altrimenti dovremmo ripetere la solita solfa: ci troviamo a 4 punti dal terz'ultimo posto (ma aspettiamo il Lecce), bla bla bla. Non è questo il problema principale. Il problema è che, continuando così, si corre il rischio di fare la fine del Livorno della scorsa stagione. Anche nella città labronica, alla "prima" di ritorno, si facevano gli stessi discorsi, del tipo "siamo a tot punti dalla zona retrocessione", il Catania è ultimo, etc... Sappiamo com'è finita. Prevenire è meglio che curare; quindi, sarebbe il caso si mettessero in campo gli accorgimenti necessari per evitare future "sorprese". Di sorprese parlo perché continuo a pensare che l'organico del Catania non c'entri niente con la zona retrocessione; continuo a ritenere che ci voglia un fuoriclasse per far rischiare ai rossazzurri la discesa negli Inferi; ma nella vita ogni tanto qualche fuoriclasse si potrebbe anche avere la sventura di "incocciarlo"... E' chiaro come i numeri siano assai striminziti: il Catania è da zona retrocessione, guardando la classifica globale, in tutto, dai punti complessivi (22) alle reti realizzate (18) e subite (25), al numero di punti conquistati fuori casa (3). Trasferte, appunto. La prossima è a Parma, contro una diretta concorrente assetata di punti. Considerato il rendimento esterno, v'è da rimanere preoccupati. E perplessi. Perplessi dalla gara disputata oggi dagli etnei. Una cosiddetta "partita della vita" giocata con la pavidità dell'ultima della classe. Da non credere.
Carattere cercasi
Dov'è finita la squadra dagli occhi di tigre che non più tardi di qualche mese fa distruggeva gli avversari al "Massimino" e vinceva a Torino e Roma? Pare che si sia eclissata, eppure i giocatori sono gli stessi, con l'aggravante che il sostituto di Martinez, il "papu" Gomez, al momento risulta il giocatore dal rendimento più alto in organico. La gara di oggi appare pardigmatica: primo tempo giocato alla pari (ma senza grandi occasioni) chiuso in vantaggio grazie a un netto rigore trasformato da Maxi, nell'occasione sontuoso l'assit di Gomez a Ledesma, chiaramente atterrato da Mantovani; ripresa con il freno a mano tirato, tutti dietro a difendere, e Chievo a pareggiare supermeritatamente con Pellissier (nell'occasione, solita dormita di Capuano sulla fascia sinistra sul cross di Frey), a dimostrare di essere più incisivo, di aver più carattere. E non conta nulla se nel finale Augustyn di testa (bravo Sorrentino) avrebbe anche potuto consegnare un'immeritata vittoria agli uomini di Giampaolo. L'idea generale "infissasi" nelle menti dei tifosi sarebbe rimasta la stessa. La risposta al quesito iniziale, gli stessi tifosi l'hanno già data: pollice verso Giampaolo, l'allenatore, la guida. Io non so se sia la risposta giusta, ma risulta evidente come la società un piccolo check-up lo debba proporre. Inoltre, un'altra classica domanda aleggia sulle genuine menti dei semplici tifosi: come può la squadra che racimola una decina di palle-gol con Roma e Inter disputare poi, contro il Chievo, una partita in cui tira in porta pericolosamente una volta sola, nel finale? A mio parere, la risposta è scontata: facile giocare gare del genere con team che "fanno la partita" e che ti lasciano ampi spazi in ripartenza; più difficile affrontare compagini come il Chievo che si chiudono e ripartono. Proprio in questi match bisogna dimostrare di avere un gioco offensivo efficace. E proprio in queste partite, in genere, il Catania fallisce. Segno che un qualcosina che non va c'è.
Mascara, parole che pesano
A questo proposito mi sembrano significative le parole di Mascara nel postpartita. Dopo aver sottolineato di essere al massimo fisicamente (salvo poi essere prontamente smentito dalle "bacchettate" di Giampaolo, anche assai dure), Topolinik ha messo il dito nella piaga: con Mihajlovic si pressava più alto, si recuperava palla e si ripartiva da distanza minore rispetto alla porta avversaria; con Giampaolo si rimane più indietro, si aspetta di più. Un gioco diverso. Un gioco che al momento, numeri alla mano, risulta assai meno efficiente ed efficace rispetto a quello del serbo. Numeri alla mano, ripeto, non "filosofia" alla mano. Quella la lascio a chi è più portato alle estrinsecazioni schopenhaueriane. Ricordo, del resto, un campione del genere: Simonelli. Una cosa è certa, Giampaolo deve cercare di far girare meglio il gioco offensivo della squadra nelle partite in cui, giocoforza, si deve prendere in mano il pallino del gioco, e non solo in quelle giocate contro le "grandi". Oltre tutto, non per fare il pignolo, anche in quelle il Catania va alquanto male, se si considera che con i top team (gli squadroni "classici" del campionato italiano), gioco o non gioco, ha finora racimolato la bellezza di... un punto, al "Meazza" contro il primo Milan allegriano, quello del 4-2-fantasia in cui correva il nonno di Seedorf e lo Zio di Ronaldinho; due (Lazio e Napoli) contro le compagini (sulla carta) immediatamente di rincalzo. Di contro, il tecnico etneo continua a ripetere che va tutto bene, che un pareggio in casa con il Chievo ci sta (ma se ci sta con i clivensi, ci sta con tutti...), che si tratta di un campionato equilibrato, che siamo tutti lì. Appunto, siamo tutti lì, in zona retrocessione. Francamente, non me l'aspettavo. E nemmeno il presidente Pulvirenti, I suppose...
In molti sotto tono
Giampaolo ha presentato la stessa squadra cui solitamente dà fiducia nelle ultime gare, nella speranza che potesse ripetere le prestazioni offerte contro Roma e Inter. Purtroppo, i limiti dell'impianto di gioco giampaoliano, si sono ripresentati puntuali. Va bene la scelta obbligata di Bellusci a destra per l'indisponibilità di Alvarez (non ha fatto malissimo l'ex ascolano), va bene la riproposizione di Spolli al centro della difesa (un recupero importantissimo, anche in zona gol), ma il non scintillante Carboni davanti alla difesa, dopo la più che positiva prova di Torino offerta da Sciacca, appare una scelta forzata. Cosa dovrebbe fare il nostro Fabietto per convincere Giampaolo a schierare in quella posizione uno che abbia un minimo di piedi e non solo un recuperatore di palloni? Mister(o). Allo stesso modo, dopo la pessima prova offerta da Llama con l'Inter, mi sarei aspettato Martinho sulla sinistra. Di più: siamo sicuri che Pesce interno di mediana sia la soluzione a tutti i mali del Catania? Lo stesso Sciacca potrebbe fare quel ruolo. Se a ciò aggiungiamo la pessima prestazione di Ledesma, lento e impreciso (anche se a suo merito va il rigore) e i soliti errori di Capuano (appare improcrastinabile fare qualcosa; al limite, se proprio non si vuole operare sul mercato, si potrebbe confermare Bellusci a destra e inserire Alvarez a sinistra), il gioco è fatto. Le stesse sostituzioni sono apparse tardive. Sembrava chiaro già dopo 5' della ripresa che il Catania stesse troppo soffrendo e che, prima o poi, avrebbe preso il gol del pareggio. Perché non sostituire prima l'affranto Llama con Mascara (comunque non al 100%) e il poco concludente Pesce con Martinho, per esempio? La realtà è che Costant (ottimo), Rigoni, Bogliacino, Marcolini, Frey, Pellissier, sono stati più "tosti" dei rispettivi dirimpettai.
Pubblico, solo un alibi
Erano frutto del mancato apporto del pubblico i poveri risultati conseguiti dai rossazzurri? La risposta è giunta oggi. I tifosi più "caldi" sono rientrati allo stadio alla grande, incitando dal primo all'ultimo minuto. L'atteggiamento dei giocatori è cambiato? Si è visto il sacro fuoco invocato dai più? Il carattere è apparso diverso? Niente di tutto questo. Solito atteggiamento, solito risultato. La realtà è che quello del pubblico "molle" era solo un alibi, bello e buono. Il pubblico non scende in campo. Sostiene, questo sì, aiuta, spinge in certi momenti, ma una squadra già predisposta a essere "sospinta", già "cazzuta" di suo, già pronta a dare il massimo sotto il profilo del carattere. Insomma, va bene il grande e irrinunciabile apporto dei tifosi, ma sono i giocatori a determinare il risultato. Altrimenti non si spiegherebbero i risultati del Chievo (quattro gatti al "Bentegodi") o del Cagliari (cinque sorci al "Sant'Elia), che da quando ha cambiato allenatore sembra il Real Madrid. Senza l'apporto del pubblico. Quindi, meglio cominciare a giocare con la palla e con le palle, sul serio, piuttosto che appigliarsi a pall...iativi.
A Parma scontro da paura
In ogni caso, la situazione di classifica adesso risulta tale che a Parma non sarà più possibile fallire. Oltre tutto, l'undici di Marino è nelle stesse condizioni del Catania, dopo le ultime sconfitte. Pari punti, ma partita in casa. Più o meno la situazione del Chievo oggi al "Massimino". L'auspicio è che i rossazzurri facciano le veci dei gialloblù veronesi e gli emiliani quelle dei rossazzurri. Giampaolo dovrà proporci una squadra diversa, convincente, più propositiva sotto il profilo del gioco, finalmente in grado di fare risultato fuori dalle mura amiche. Mi pare sia giunto il momento delle scelte, anche coraggiose. Una via alternativa non esiste, perché, come si dice dalle nostre parti, "a cira sta squagghiannu". La traduzione dal siciliano all'abruzzese la lasciamo ai traduttori d'occasione, sempre pronti alla bisogna. Let's go, Liotru, let's go!!!
