SiciliaToday
Margherita Mignemi, un vulcano di simpatia
Nov 21, 2011 - 7:14:46 AM

Dopo il successo di “Miseria e Nobiltà” al Teatro Brancati di Catania incontriamo l’attrice Margherita Mignemi, una donna solare, gioiosa e giocosa. L’incontro con la spumeggiante attrice etnea avviene durante una mattina uggiosa, triste, nuvolosa, ma nonostante la pioggia abbia accompagnato, ininterrottamente, la nostra intervista, ci accorgiamo che il grande calore umano della “signora Crocifissa Martoriata Scalisi” è così grande che possiamo paragonarla, senza alcun dubbio, ad una giornata di sole.

La Mignemi è una donna forte, speciale, piena di vita e lo percepiamo sin dall’inizio della nostra chiacchierata. Un vulcano in piena eruzione che non si risparmia minimamente né sulla scena né sulla vita; infatti dopo il grande successo e la grande fatica del suo ultimo lavoro e della sua magistrale interpretazione è pronta ad immettersi in altre avventure e far rivivere nuovi spettacolari personaggi. Si scopre attrice per caso, anche se era inevitabile, poiché scritto geneticamente, che diventasse un’ attrice professionista.

L’Arte, il Teatro, la Musica sono i cromosomi preponderanti della famiglia Mignemi. L’albero genealogico dei Mignemi è ricco di artisti; infatti è il padre ad innescare in lei l’amore e la passione per il Teatro. Una carriera lunga ben trentacinque anni, un percorso professionale ricco di tanti successi. Ha prestato la sua opera, con grande bravura, al Teatro, al Cinema e alla Televisione. Ha lavorato nei più grandi teatri italiani con mostri sacri del Teatro, tra i tanti, come Turi Ferro, Mariella Lo Giudice, Tuccio Musumeci; registi del calibro di Romano Bernardi, Lamberto Puggelli, Giuseppe De Martino, Giuseppe Tornatore l’hanno diretta e guidata in rappresentazioni importanti come “Il Birraio di Preston”, “La Lunga Storia di Marianna Ucria”, “La Prova Generale”.

È vero, nasce come caratterista, come personaggio brillante, ma grazie alla sua professionalità passa da un ruolo comico, esilarante ad un personaggio serio ed impegnato con estrema abilità e grande eleganza. È giusto ricordare la sua interpretazione in “Una Donna di Casa” di Brancati, nella cui rappresentazione dava vita a due ruoli in lingua di alto livello culturale.

Il grande pubblico la ricorda come la simpatica moglie del signor Litterio Scalisi; infatti veste i panni della scanzonata e sfortunata donna con estrema semplicità facendosi amare da tutti anche dal pubblico più snob e reticente. Al Cinema l’abbiamo ammirata in film di grande successo come “Nuovo Cinema Paradiso” , “Volevo i Pantaloni”, “Stanno Tutti bene” .

Tra tanta gioia e tanta spensieratezza, ma soprattutto con la vera consapevolezza di non sentirsi mai arrivati e con la serenità di vivere ogni singolo istante della propria vita, come un dono speciale, iniziamo la nostra chiacchierata.

Come ha capito che da grande avrebbe voluto fare
l’attrice?


“ Da piccola ero già protesa verso il Teatro, perchè mio padre nasce come attore e successivamente come autore. Per un periodo in Sicilia, dopo Pirandello e Martoglio, Mignemi padre è stato il più rappresentato. Il gene del Teatro è stato presente da sempre. Ho iniziato con il Teatro Amatoriale, perchè inizialmente era un gioco. Ero iscritta all’università, studiavo, cercavo di vincere concorsi pubblici, svolgevo “una vita normale”; invece all’età di ventisei anni, già grandicella per la Scuola Teatrale, iniziai la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Catania. Cambiai idea un po’ alla volta, perché recitando come dilettante, spesso, affiancavo Tuccio Musumeci in alcune scenette in TV. Dopo la Scuola ho avuto la fortuna di essere inserita in un giro di professionisti e così iniziò la mia carriera d’ attrice”.

Lei è amata dal pubblico, tutti la vogliono bene, e il grande pubblico la ricorda per la moglie di Litterio, la signora Crocifissa. Quanto le ha dato e quanto le ha tolto questo personaggio?

“La TV, inutile negarlo, è quella che dà la popolarità. Anni e anni di teatro non daranno mai la popolarità che dà oggi il potente mezzo televisivo. Il ruolo di Crocifissa non mi ha tolto niente, anzi mi ha dato tanto, perché la popolarità, quella vera, è arrivata grazie a questo personaggio. Chi non viene a Teatro mi ricorda e riconosce per questo ruolo e non per i miei trentacinque anni di Teatro. Ma va bene anche questo”.

Si sono concluse da poco le fatiche teatrali di “Miseria e Nobiltà” al Teatro Brancati. Possiamo parlare di questo esilarante successo e del suo personaggio?

“Certo. Io in quest’ edizione di “Miseria e Nobiltà” ho interpretato il personaggio di Luisella. Una donna graffiante, aggressiva, ironica, irriverente. Interpretare questo ruolo è stato faticoso, perché la convivente di Totò è stata rappresentata come una tigre, una belva feroce che non lascia spazio alla calma e al riposo. Questa “Miseria e Nobiltà”, secondo me, è stata una rappresentazione vincente, un prodotto raffinato, elegante, soprattutto, ben curato nella regia e nei costumi. Il pubblico ha accolto con grande successo e con grande affetto questo spettacolo. Sono contenta di questo lavoro”.

Lei ha lavorato in lavori importanti, impegnati come “ La Prova Generale” , per la regia di R. Bernardi, o “La Lunga Vita di Marianna Ucria” , per la ragia di L. Puggelli. Come riesce a passare da un ruolo comico, esilarante ad un ruolo impegnato?

“ Il mio ruolo, da sempre, è quello della caratterista. Vengo inserita anche in rappresentazioni impegnate donando allo spettacolo una linea un po’ più “leggera” inerente al mio carattere e alla mia persona. È bello cambiare e diversificare i ruoli. Ricordo che la rappresentazione di “Marianna Ucria”, con l’amica Mariella Lo Giudice, ebbe a Brescia un successo enorme; un pubblico strepitoso che applaudì l’ intera Compagnia tantissimo. Legata alla rappresentazione bresciana e al suo successo ci fu una dimostrazione d’affetto incredibile, perché arrivò una lettera, da parte di uno spettatore sconosciuto, nel camerino che lasciò tutti sbalorditi. Quando Mariella lesse la lettera ci commuovemmo tutti per lo straordinario affetto dimostrato in terra “straniera”. Non nego che mi piacerebbe fare un ruolo drammatico, mi piacerebbe dosare i ruoli al meglio e più spesso”.

È stata la voce recitante del bellissimo omaggio fatto a Rosa Balistreri, “ Quannu moru faciti ca non moru”. Quanto ha pesato la sua sicilianità nel suo lavoro?

“Tantissimo. Quand’ero ragazzina ascoltavo le canzoni della Balistreri. A casa mia, la sicilianità e la nostra cultura sono sempre state pane quotidiano. La Sicilia c’è sempre stata e spesso cantavo in gruppo le canzoni della grande Rosa. Ho, sicuramente, un bel ricordo di quel momento e di quello spettacolo. Un omaggio ad una vera icona della nostra sicilianità”.

Ha lavorato nei Teatri Italiani più importanti, in TV e al Cinema. In quale ruolo si sente più a suo agio?

“ Senza dubbio a Teatro. L’emozione che dà il Teatro è incommensurabile. Il pathos che trasmette il pubblico, durante la rappresentazione, è immenso. Recitare è un ottimo antidepressivo; infatti, spesso, interpretare ruoli, immettersi nella vita dei vari personaggi è una reale possibilità per avere una carica in più e poter staccare dai vari problemi e andare sempre avanti al meglio”.

Sono stati fatti terribili tagli alla cultura, il Teatro è sempre più bistrattato. La Cultura, l’ Arte in genere non hanno più spazio, viviamo in una società di apparenze. Cosa si dovrebbe fare, secondo lei, per cercare di dare una svolta a questa penosa situazione?

“La risposta è semplice! Bisogna comprendere che la cultura è fondamentale. L’ Italia è l’unica nazione che si occupa pochissimo, quasi niente, della cultura. Le altre nazioni si occupano di essa in maniera reale, in Italia, per assurdo, si dimenticano le nostre radici e le nostre tradizioni; a prescindere dai tagli è importante tenere in considerazione la cultura. Per me bisognerebbe iniziare da qui!”

Non esistono più Scuole di Teatro capaci di creare i diversi ruoli teatrali. Oggi tutti sono primi attori; infatti mancano i caratteri, l’arma vincente, del Teatro. Come spiega tutto ciò?

“Il carattere teatrale è una cosa innata. È vero, oggi, non ci sono più ragazzi che possono essere dei caratteri. Tutti oggi sono attori e non hanno più la voglia di vivere ed esprimersi liberamente. Il contesto in cui si vive, forse, crea tanti problemi non solo nella propria vita, ma anche nella rappresentazione teatrale. Oggi manca la voglia di vivere, la gioia di andare avanti ed anche per questo mancano i caratteri”.

Un consiglio a tutti coloro che vogliono intraprendere la sua strada?

“ Il lavoro dell’attore è difficile, non è da sottovalutare. L’unico modo per andare avanti è studiare, frequentare una scuola ed essere preparati. Si deve essere onesti e saper capire che è un lavoro incerto, perché non si ha una sicurezza economica. Il rigore e la professionalità sono dati dalla scuola e dall’esperienza che si fa sul palco”.