Sicilia, ente acquedotti senza soldi: acqua a rischio in 45 comuni
Una valanga di debiti, senza luce negli uffici e privato delle auto che il personale utilizza per recarsi negli impianti di distribuzione: l’Eas è pronto a bloccare l’erogazione dell’acqua nei 45 Comuni di cui ancora si occupa.
L’Ente acquedotti siciliani deve all’Enel 15 milioni e questo non è l’unico debito. Cgil, Cisl, Uil, Cobas e Sadirs hanno attivato la protesta perché da venerdì è stata fermata anche l’ultima macchina utilizzata dagli operai per recarsi negli impianti e aprire le saracinesche della distribuzione. Ma l’Eas, per quanto in liquidazione, continua a gestire l’erogazione in 45 centri. I più grossi sono nel Trapanese: Castellammare, Erice, San Vito Lo Capo, Favignana, Paceco, Velderice. Altri Comuni che resteranno a secco si trovano nel Messinese: Cesarò, Furnari, Tusa, per citarne alcuni. Rischiano di restare a secco anche Grammichele, Caltagirone e Mineo nel Catanese.
La Regione ha garantito che dell’emergenza interesserà Lombardo in qualità di commissario per la crisi idrica. L’obiettivo è trasferire le competenze dell’Eas alla struttura commissariale o all’assessorato. "La situazione è davvero critica", ha commentato l’assessore Gaetano Armao. Il maxi buco dell’Eas è una questione finita alla Procura della Corte dei Conti. Un’ispezione avviata dalla Regione a fine 2011 e completata nel maggio scorso ha permesso di individuare un’operazione finanziaria sospetta che avrebbe accresciuto il buco.
Nel 2006, l’allora commissario dell’Eas Marcello Massinelli, chiuse con un raggruppamento di banche guidato dall’Istituto Sanpaolo una cartolarizzazione: in pratica, la Regione si era impegnata a versare all’Eas in un decennio 174 milioni. Massinelli si fece anticipare dalle banche il credito in un’unica soluzione ma scontò un interesse pari a 50 milioni. Per il collegio dei revisori e per la Regione questa operazione «non era motivata né autorizzata dalla legge». Per questo motivo qualche giorno fa l’assessorato ha spedito le carte alla Procura della Corte dei Conti lamentando un danno erariale.
