
Il Parricidio e il trionfo di Edipo
L’omicidio dei genitori in questo caso il parricidio è tra i temi più antichi e costanti della riflessione umana, dall’antico testamento, ai testi orientali, a Sofocle, a Freud e Jung fino ai giorni nostri.
Il parricidio non è un azione da raptus ma bensì un delitto che ha una lunga incubazione non sempre in modo consapevole è ovvio.
A volte il grande amore e il profondo legame padre-figlio, come si potrebbe evincere in questi casi, dove c’è una storia di emulazione e simbiosi, può sfociare in una terribile azione di ribellione dove il gesto eclatante da palcoscenico ha il sapore della punizione. Dove il messaggio è chiaro ed è rivolto a tutta la comunità di appartenenza, una sorta di sacrificio rituale sull’altare. Dove il figlio tradito nel profondo legame viscerale da anni di soprusi e sottomissioni e di rinunce per l’amore ai genitori reagisce contro quella figura, alla quale proprio per il legame non potrà mai battere sul piano etico, e per la stessa salvaguardia della sua identità psichica sentita come la sua stessa esistenza lo deve eliminare.
Infatti le frasi riportate solitamente dall’omicida sono e/o ammazzo lui e/o mi suicido io ecc...
Questa da me descritta deve essere considerata una trama, una traccia dove di caso in caso si arricchirà di particolari originali ma che non devono farci sviare dal binomio amore-colpa. Si parla di indagine psichica dove le spinte pulsionali non sono sempre evidenti neanche a chi li compie. Dove secondo la teoria dell’attaccamento il figlio fa di tutto per essere amato e nella sua mente non può accettare e si ribella alla squalifica genitoriale.
Queste tragedie si potrebbero evitare?
Il singolo caso è difficile prevederlo anche se ci sono sempre comportamenti prodromici all’acting out sottovalutati dall’entourage. Ma su questo non si può dare colpa ai singoli ma ad una società che nega le sue fragilità con presunzione ed arroganza che non adotta nessuna politica della psicologia, che relega il disagio mentale ad una azione privata e non d’interesse collettivo dove si diffonde verso la figura dello psicologo una squalifica intesa come inutile per una società che si finge onnipotente. Dove il mondo della fiction e dei reality ipnotizza la massa facendo apparire la straordinarietà dell’omicidio come routine e normalità cosi come succede per il sesso. Questo fa perdere la dignità e l’alto valore della vita umana. Toglie il senso della riflessione e il blocco etico dei freni inibitori.
Dott. Giuseppe Lissandrello
Psicologo/psicoterapeuta cognitivo
