(Flickr.com)

Sigarette elettroniche, sono davvero innocue?

La panacea di tutti i mali del fumatore incallito. Strumento di un piacere finalmente divenuto sano. Così è stata percepita la scoperta “messianica” della sigaretta elettronica. Più o meno dal 2006, anno in cui il primo “esemplare” è stato brevettato in Cina, e via via diffuso in tutto il globo.

Si evita di incidere negativamente sulla salute e, in parallelo, ci si slega in maniera graduale dalle catene del vizio. Il vapore inalato, misto di glicolo propilenico e profumo, emula alla perfezione il gusto della sigaretta. La nicotina è presente in dosi variabili. Ciò che conta è che all’interno non avviene alcuna combustione.

Il risultato? Rischio cancerogeno praticamente azzerato. Due piccioni con una fava. Vero e proprio terno al lotto, per coloro i quali delle “bionde” non riescono a fare a meno. Anche perché la sigaretta elettronica garantisce la continuità dell’impagabile gesto del fumare.

LA RICERCA E L’ALLARME
Uno studio pubblicato la settimana scorsa sul British Medical Journal ha lanciato più d’una perplessità sull’ “innocenza” della sigaretta elettronica. A pronunciarsi è stata l’FDA (Food and Drug Administration), l’ente degli Stati Uniti che si occupa del controllo dei farmaci e dei prodotti alimentari.
Incrociando le analisi compiute in Nuova Zelanda ed in Grecia, sia da istituti privati che pubblici di ricerca, quello che si è lanciato non è un allarme vero e proprio ma quanto meno un’allerta. Nelle sigarette elettroniche sono state rinvenute tracce Di sostanze altamente cancerogene.
La conclusione è che bisogna star cauti nell’affermare con certezza assoluta che la sigaretta elettronica non faccia danni alla salute dell’uomo. Servono ancora diverse ricerche e test prima di poterla “scagionare” del tutto.

LA SITUAZIONE NEL NOSTRO PASESE
In Italia s’è poco badato a ricerche, test preventivi e prudenza. Poco dopo la presentazione del prodotto, nel 2008, la fruizione è andata in crescendo e sta convincendo anche gli scettici della prima ora. La si trova in farmacia ma anche dal tabaccaio, costa circa 90 euro e si può fumare nei locali pubblici. Non è un presidio medico chirurgico, e come tale non rientra nelle competenze del Ministero per la Salute. Che però ammette l’assenza di evidenze scientifiche in grado di scagionare il prodotto. Inoltre, anche gli studi che certifichino il contributo della sigaretta elettronica per liberarsi dal tabagismo, sono ancora da effettuare.

POCA CHIAREZZA A LIVELLO MONDIALE
Per la verità più d’una perplessità sarebbe dovuta scaturire gettando lo sguardo fuori dai confini dello stivale. Se non altro per la disomogeneità di trattamento riservata alla e- sigaretta in diversi paesi. In Australia quella contenente nicotina è illegale. In Inghilterra ed Usa la vendita è libera. In Austria e Danimarca è considerata dispositivo medico, mentre i filtri di ricarica contenenti nicotina risultano prodotti farmaceutici e necessitano la registrazione come tali per essere venduti. Ad Hong Kong è illegale venderla ed anche possederla. In Canada la legislazione sta ancora dibattendo se sia possibile consumarla nei locali pubblici o meno.

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