(Flickr)

Una pausa caffè migliora la memoria

“Stop, non ce la faccio più. Ho proprio bisogno di un caffè!” Espressione al limite dell’abuso. Identica o con piccole ma insignificanti varianti, serpeggia quotidianamente tra carte e corridoi d’ufficio, aule studio e qualsivoglia ambiente lavorativo regno di sforzi mnemonici e cognitivi. Dagli Usa la scienza conferma quanto il break per un caffè sia la panacea allo stress da studio o lavoro: dopo siamo in grado di concentrarci e memorizzare meglio.

I RISULTATI DELLA RICERCA
Il gruppo di studiosi del dipartimento di psicologia della New York University ha individuato nella pausa lavoro gi stessi benefici portati dal sonno al cervello. Quest’ultimo, mentre dormiamo o ci concediamo una pausa-lavoro, rielabora gli elementi acquisiti durante la giornata o in precedenza, riorganizzandoli e permettendone una ricezione accurata. In sostanza ciò che risulta ancora perfettibile quando si è riversati su mattoni da studiare o documenti di lavoro, è destinato ad un efficace “immagazzinamento” nel nostro cervello durante la sospensione delle attività.

IL TEST
La certificazione di un simile processo è avvenuta dopo un test effettuato su un gruppo di persone. Queste sono state sottoposte alla visione di alcune immagini. Hanno poi preso un caffè, ed infine sono state interrogate su ciò che avevano visto in precedenza. Durante il test l’attività cerebrale di ciascuno è stata monitorata tramite la risonanza magnetica funzionale.
Qui si è notato come le aree dell’ippocampo e della corteccia, attivate durante la visione delle immagini, si siano rimesse in moto durante la pausa. Più intensa è la riattivazione di entrambe le aree, maggiore sarà la resa del cervello in termini di memoria e concentrazione.

NON E’ MERITO DELLA CAFFEINA
Amaro o dolce, corto, ristretto o anche macchiato, non risiede nel caffè il segreto di profitti maggiori dopo una breve pausa. La caffeina , più volte decantata come molla per un cervello impigrito, non porta beneficio alcuno alla nostra memoria. Le sinapsi “ripulite” ed una capacità mnemonica ad alta resa sono esclusivamente merito del sonno e delle pause con le quali inframezziamo le nostra giornate.

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